La Parrocchia
La parrocchia di S. Maria Addolorata a Capo Milazzo comprende la chiesa parrocchiale, il santuario di sant’Antonio da Padova, la chiesa di san Nicola alla Baronia, quella di san Giuseppe alla Croce e quella della Ss. Trinità a Monte Trino.
La chiesa parrocchiale dell’Addolorata

La “chiesa dell’Addolorata” è sorta tra il 1810 ed il 1813 a ridosso dell’omonima e più antica cappelletta gentilizia dei Calabrò da allora adibita a sacrestia.
La struttura rispecchia lo stile tardo gotico.
Al suo interno, sull’altare maggiore la statua dell’Immacolata; ad est è un quadro della Sacra Famiglia e ad ovest un quadro della Madonna di Pompei.
Sopra la porta principale la pala d’altare raffigurante la Madonna della Catena del XVII secolo, già nella chiesa della Catena del Borgo.
La chiesa della Ss. Trinità a Monte Trino

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Posta sul punto più alto di Milazzo, domina tutta la Penisola. Si erge, infatti, su Monte Trino (135 mt), ed il paesaggio che si ammira è unico poiché l’occhio spazia dalle nevi dell’Etna alle isole Eolie, vedendo sorgere e tramontare il sole. Questa, insieme con la Chiesa di S. Antonio, fu anticamente sede di eremiti e successivamente, per un breve periodo, sede di Padri di S. Filippo Neri dei quali ancora oggi al Capo si conserva la devozione all’Addolorata e si legge questa loro presenza anche nella toponomastica. Luoghi: Addolorata, Croce, Paradiso. Questo piccolo eremo è sorto, molto probabilmente, su un precedente tempio, come tramandato da Fazello e dal Micale, e dedicato alla “Triade pagana”, Apollo, Diana ed Iside.
Secondo il Micale la nascita della Chiesa e dell’annesso eremitaggio risale al primo periodo romano. Da quanto detto si evince il perché del nome del piccolo monte chiamato Trino e della Chiesetta detta dello Spirito Santo. Lo Spirito Santo che è Luce ed Amore unisce nella fede Cristiana il Padre al figlio e dal Dio Uno e Trino si effonde tra gli uomini e li unisce affratellandoli. La Chiesa di francescana semplicità all’esterno si incastona con i suoi colori ocra in maniera semplice e sublime con la natura selvaggia, lussureggiante e con i viola marini ed il blu celestiale, custodiva tele parte delle quali trafugate. All’altare maggiore troneggiava il quadro della Ss. Trinità d’arte popolare ma armonioso nella sua esecuzione che faceva capolino tra due tendine di tulle quasi a voler dimostrare la bellezza del mistero dell’Amore di Dio. Si custodiva anche un quadro più piccolo della Madonna con il Bambino del ‘700. Facevano bella mostra di sé, affissi all’unica piccola navata, il quadro del Martirio di S. Giovanni Battista, del Patriarca S. Giuseppe, S. Apollonia, S. Stefano Protomartire ed altri piccoli dipinti ex-voto di marinai.
Era antica tradizione, ripresa negli ultimi anni, al Capo solennizzare con buona partecipazione di popolo i sette giovedì che intercorrono dalla Santa Pasqua alla Pentecoste, con canti e preghiere.
Le celebrazioni culminavano con la solenne novena dello Spirito Santo durante la quale, tra il festoso scampanio, veniva intonata un’antica melodia popolare. Il giorno della S.S. Trinità veniva portato in processione il Ss. Sacramento e la festa si concludeva con la Benedizione Eucaristica così detta tripla perché impartita dal sacerdote che si rivolgeva verso tre punti diversi. Alla fine della processione, gli abitanti del Capo offrivano dolcini e rosolio a tutti gli intervenuti in sostituzione dell’antica usanza, mantenutasi fino alla fine dell’800, di offrire una cena ai più poveri ed a tutti gli abitanti del luogo. Tale devozione alla Ss. Trinità e le relative usanze furono coltivate dalle famiglie Bevacqua, Ragusi, Calì, Oliva, Foti ed altre ancora.
Nell’interno vi sono dei quadri ex-voto di marinai salvatisi da tempeste. Sull’altare maggiore una tela di autore ignoto del XVII secolo raffigurante la “Trinità”. Sulla parete di sinistra una piccola tela di ottima fattura raffigurante “Madonna col Bambino”.
L’intero complesso è stato interessato – 1972 – da restauri della Soprintendenza ai Monumenti per la Sicilia orientale.
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